GREVE IN CHIANTI

Greve in Chianti (AFI: /ˈɡrɛve in ˈkjanti/[5][6]; ha aggiunto la denominazione "in Chianti" dal 10 settembre 1977, con l'ingresso nella sottozona Classico del Chianti) è un comune italiano di 13 400 abitanti[2] della città metropolitana di Firenze in Toscana, situato sulla via Chiantigiana, che unisce Firenze con Siena passando attraverso il suggestivo panorama del Chianti. Fin dal Medioevo la storia di Greve è legata alla sua piazza principale che ha sempre esercitato la funzione di mercatale. Il borgo era una semplice dipendenza del castello di Montefioralle ma, grazie alla sua posizione – è situato nel punto in cui si incontravano le vie di collegamento tra il Valdarno, la Val di Greve e la via che da Firenze attraverso le Colline del Chianti conduceva nel senese – poté diventare il principale mercatale della zona. La piazza dalla caratteristica forma di triangolo allungato è per gran parte circondata da portici ed al centro è posta la statua dello scultore Romeo Pazzini raffigurante Giovanni da Verrazzano. Uno dei vertici della piazza è occupato dalla chiesa parrocchiale dedicata alla Santa Croce (XIX secolo). Dal punto di vista storico-amministrativo, prima di entrare nella Provincia di Firenze, Greve faceva parte del vicariato di San Giovanni Valdarno, anche se al confine col vicariato di Certaldo (di cui faceva parte la provincia del Chianti, attualmente tutta compresa nella Provincia di Siena). «(…) la Repubblica Fiorentina divise, e il Granducato Mediceo conservò il distretto politico del Chianti in tre terzi: Terzo di Radda, Terzo di Gaiole e Terzo della Castellina, conosciuti rapporto alla disposizione militare col nome di Lega della Castellina del Chianti e rapporto al potere civile dipendenti dalla potesteria di Radda, allora subalterna al Vicariato di Certaldo, mentre quella della Comunità di Greve alla stessa epoca dipendeva dal Vicario di S. Giovanni in Val d'Arno.» Durante la seconda guerra mondiale, Greve in Chianti fu uno dei comuni della Toscana designati a luogo di internamento libero per ebrei stranieri e dissidenti politici.[7] Vi soggiornarono a domicilio coatto per brevi periodi almeno 7 persone: due nuclei familiari slavi i cui congiunti erano accusati di attività anti-italiane, e un ebreo greco, Vittorio Giuseppe Nacamulli.[8] Nel periodo dell'occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, nel corso di un rastrellamento compiuto dalla Banda Carità attorno alla frazione di San Michele, il 3 dicembre 1943 fu arrestato Goffredo Passigli noto imprenditore ebreo fiorentino assieme ai suoi figli Leone e Giuseppe. Deportati, moriranno ad Auschwitz.[9] Con l'avvicinarsi del fronte gli atti di resistenza si moltiplicarono e si ebbero anche feroci atti di rappresaglia sulla popolazione civile, fino alla liberazione il 24 luglio 1944.

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